Il dolore cronico è stato riconosciuto come una vera malattia invalidante, con effetti sulla salute fisica e mentale, oltre che sulla condizione sociale del paziente e della sua famiglia.
Si tratta di una condizione clinica associata a diversi tipi di patologie che possono compromettere le normali attività quotidiane, provocando conseguenze anche da un punto di vista sociale, psicologico ed emotivo.
Mi sono impegnato in prima persona per il loro riconoscimento nazionale, come nel caso della fibromialgia.
Solitamente per scegliere la terapia più idonea al trattamento del dolore serve riconoscere la causa fisica all’origine. Invece nel caso di malattie inguaribili bisogna valutare le conseguenze del dolore sulla vita del paziente per mettere in atto un sistema integrato di terapie farmacologiche volte a migliorare la sua qualità di vita, considerando anche la sfera sociale e affettiva della persona.
Regione Lombardia si è impegnata con diversi progetti:
🔹 Creazione di ambulatori specializzati nella terapia del dolore presso le Case di Comunità, previste dalla Riforma Sanitaria Regionale. Ad esempio nella struttura di Tradate c’è già un ambulatorio che offre questo servizio.
🔹 Adozione di appositi PDTA per rendere omogenee le cure sul territorio e condividere una presa in carico del paziente in una prospettiva a lungo termine e multidisciplinare.
Presenti durante il convegno “Dolore Cronico e Dolore Difficile: strategie di trattamento a confronto” molti infermieri di famiglia e medici di medicina generale, a dimostrazione dell’interesse al tema. L’infermiere di famiglia è una nuova figura professionale che sta decodificando i bisogni del territorio e che sarà fondamentale per mettere in atto tutti i progetti della Riforma Sanitaria Regionale.
La sfida che abbiamo davanti è potenziare le cure extraospedaliere sul territorio, per gestire nel migliore dei modi il paziente e non gravare sull’organizzazione del sistema sanitario nazionale, anche a livello di risorse economiche.
